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Adam, Sheldon e gli altri: come i media rappresentano la Sindrome di Asperger

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Ieri 18 febbraio, in occasione della nascita del medico austriaco Hans Asperger (1906-1980), è stata celebrata la Giornata Internazionale della Sindrome che prende il suo nome. Il pediatra fu il primo ad identificare e mettere in relazione una serie di sintomi che caratterizzavano un gruppo di piccoli pazienti ospedalieri di Vienna, quali le difficoltà di relazionarsi e di comunicare, l’incapacità di comprendere e immedesimarsi nelle emozioni altrui e che li portava a isolarsi dai loro coetanei. Molto spesso i piccoli con tali caratteristiche si dedicavano ad un interesse particolare (scienza, tecnica, fisica..) al quale dedicavano tutta la loro attenzione, fino a diventare delle vere e proprie autorità in materia.

Asperger morì prima che i suoi studi venissero riconosciuti adeguatamente dalla comunità scientifica internazionale. Ad oggi la Sindrome di Asperger viene riconosciuta come uno dei Disturbi dello Spettro Autistico, secondo l’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM V, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 2013), che la considera comunque come una delle condizioni meno gravi. Come afferma Tony Attwood, uno dei principali esperti mondiali di sindrome di Asperger “non si soffre per la sindrome, ma per chi ti circonda”.

Da quando la diagnosi è stata ufficializzata i tratti Asperger sono stati riconosciuti in varie personalità del passato e del presente, quasi tutte caratterizzate da un’intelligenza superiore alla media e da un comportamento sociale inadeguato o quantomeno bizzarro: tra questi Isaac Newton, Wolfgang Amadeus Mozart, Albert Einstein, Alfred Hitchkock, Syd Barret, Steven Spielberg… l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Ma come si può descrivere efficacemente un individuo caratterizzato da Sindrome di Asperger? Il mondo dei media ne ha dato varie rappresentazioni, più o meno fedeli e accurate. Il film del 2009 “Adam“, ad esempio,  racconta la storia di un ragazzo consapevole delle sue inadeguatezze sociali, dando dell’Asperger un immagine talmente efficace da far si che chi con la sindrome ci convive nella vita reale ci si rispecchi molto bene. Un ragazzo “aspie” ha pubblicato su you tube un estratto del film accompagnato dalla seguente spiegazione:

Sono un Asperger e un anno fa ho deciso di rendere consapevole chi mi sta accanto di come sono fatto. Mi sono però accorto che è veramente difficile spiegare la Sindrome di Asperger: noi Aspie tendiamo a fare un elenco ordinato ed infinito di sintomi, come un’enciclopedia… mentre gli NT (le persone “neurotipiche”) faticano a comprenderci, un po’ perché avrebbero bisogno di esempi pratici, un po’ perché si rifiutano di capire la Sindrome, uscendosene con frasi frustranti e umilianti come: “Ma no, non sei malato, sei solo un po’ eccentrico”.
Trovo che il film “Adam” sia un ottimo esempio pratico e ho pensato quindi di estrarne alcune clip che potrebbero rendere la Sindrome più comprensibile a chi non la conosce.
A noi Aspie questo video sembrerà superficiale, incompleto, banale… ma secondo me può essere molto utile per far capire agli altri come siamo fatti.” 

Un altro esempio che ultimamente riscuote grande consensi ci viene dalla serie “The Big Bang Theory“, nel quale uno dei protagonisti, il Dott. Sheldon Cooper, presenta molte delle caratteristiche ascrivibili alla Sindrome di Asperger sebbene nel telefilm non venga mai esplicitamente dichiarato.

Infine segnalo due bellissimi romanzi che descrivono, a mio parere molto bene, cosa si prova a convivere con l’Asperger, soffermandosi sia sul punto di vista dell’individuo che ne è affetto che su quello dei familiari e delle persone a lui vicino: “Le case degli altri” di Jodi Picoult e “Molto forte, incredibilmente vicino” di Jonathan Safran Foer.

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